Hako Hankson

L'opera di Hako Hankson è una vera e propria ode al passato e ai miti delle antiche civiltà africane. L'artista trascrive, con legittimità, la storia dei riti ancestrali dando loro una risonanza temporanea. Cresciuto circondato da credenze lontane, cullato da canti, dal dialetto, da poeti alla maniera di Omero, gli affreschi di Hako Hankson sostituiscono la parola parlata e hanno una vera e propria funzione didattica. Queste finestre aperte sul passato sono dei promemoria che permettono agli attori del presente di non commettere gli errori del passato. È proprio per definire questa nuova Africanità che l'artista si pone come intermediario di un mondo invisibile e segreto e utilizza elementi visivi emblematici di artisti di fama mondiale, ma estranei al suo Paese e ai suoi costumi. L'Africa è nota per la sua trasmissione attraverso l'oralità, un patrimonio di racconti e canti intangibili. Inoltre, in questo mondo molto codificato che è la corte, non si può parlare di canti senza menzionare la danza, il teatro delle marionette, le "icone" o i riti misteriosi, la trance per evocazione, le cerimonie... Attraverso la sua pittura, l'artista glorifica e stilizza l'estetismo nero mescolando temporalità e colori vivaci senza cadere nella volgarità o nel cliché di una pittura africana molto colorata.