THE DISCIPLINE OF THE ESSENTIAL: Paolo Cotani, Elio Marchegiani, Carmengloria Morales, Gianfranco Zappettini
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La Pittura Analitica, nata sotto il segno di un non-movimento, è stata rappresentata da un insieme di personalità distinte, spesso in dialogo o in contrasto tra loro. Per loro, più che un fine, la pittura era un mezzo per riscoprire il linguaggio artistico e per riaffermare, attraverso il gesto e il processo, il valore dell’opera come oggetto e come azione.
Nel corso degli anni Settanta, le varie direzioni di ricerca intraprese dagli artisti hanno dato vita a un fenomeno eterogeneo ma pur sempre coerente nella sua intenzione di superare l’idea di arte come espressione soggettiva ed emotiva. Paradossalmente, è proprio la mancanza di coesione formale a renderla attuale tutt’oggi: nessuno degli artisti coinvolti si è mai dichiarato rappresentante di un’estetica comune e ciascuno ha elaborato, nel corso della propria prassi, una riflessione personale partendo dall’esperienza concreta del dipingere. L’opera diventa così un processo in fieri, che abbandona la sua tradizionale aura per farsi pratica consapevole.
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Paolo Cotani, Bende, 1976, Acrilico e bende elastiche, 100 × 100 cm
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Paolo Cotani, Tensioni, 2007, Cinghie e acciaio, 257 × 75 x 15 cm
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Carmengloria Morales, Dittico R 73-5-2, 1973, Grafite e tela, 150 × 65 cm
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Gianfranco Zappettini, Grafite 2b su tele sovrapposte n.156, 1975, Grafite su tela, 130 × 130 cm
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Negli ultimi anni, invece, pur mantenendo coerente il metodo, Zappettini ha introdotto nuove soluzioni: si lascia attrarre dalle strutture geometriche, arrivando persino ad introdurre il colore, elemento che aveva evitato durante gli anni Settanta. Questi aspetti, pur diversi tra loro, ruotano attorno a un nucleo comune che rappresenta l’identità profonda della sua pittura: l’idea della pittura come strumento di conoscenza interiore e di esplorazione del reale.
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A partire dalla fine degli anni Cinquanta, Elio Marchegiani intraprende un percorso artistico articolato e pluriforme, in cui la pittura diventa il terreno privilegiato di una costante sperimentazione, tra un gesto intimamente riflessivo e una profonda attenzione verso il contesto esterno entro cui l’opera si inserisce e prende forma. L’arte, per Marchegiani, non è mai un gesto autoreferenziale, ma un’operazione concreta che interroga e decostruisce i meccanismi del sistema artistico stesso.
Tra gli anni Sessanta e Novanta, l’artista si distingue per un approccio radicale e anticonformista, in cui la pittura è sottoposta a un continuo processo di messa in discussione. La sua cifra più riconoscibile, il Colore grammopeso, rappresenta non solo una firma stilistica, ma un modo per interrogare il valore fisico del colore, il suo peso reale, materiale, in antitesi con la sua tradizionale leggerezza e immaterialità. Marchegiani si dimostra così capace di sovvertire continuamente le regole del proprio operare, senza mai adagiarsi su formule predefinite e sempre ricercando invece una via personale che lo porta a confrontarsi con materiali non convenzionali e tecniche inusuali, mantenendo però una forte coerenza poetica.
È proprio in questa tensione tra rigore e invenzione, tra leggerezza e profondità, che risiede la forza del lavoro di Elio Marchegiani: un’arte che non si limita a rappresentare, ma che pensa e ripensa sé stessa, invitando lo spettatore a fare lo stesso.
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Opere
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Paolo Cotani, Benda, 1976
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Paolo Cotani, Bende, 1976
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Paolo Cotani, Torsioni, 2006
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Paolo Cotani, Tensioni, 2007
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Carmengloria Morales, Dittico R 73-5-2 , 1973
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Elio Marchegiani, Clausura, 1963
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Elio Marchegiani, Plexiglass (triangolo), 1964
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Elio Marchegiani, Gomma, 1970
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