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Marco Mazzucconi - Il desiderio di perdersi

Marco Mazzucconi - Il desiderio di perdersi

26 marzo - 31 dicembre 2021

Marco Mazzucconi è un geniale inventore di forme. Dal 1985 è stata una promessa riconosciuta della giovane arte italiana. Marco rappresenta, insieme a pochi altri della sua generazione, il prototipo dell'artista globale, che ha sostanzialmente cancellato la storia per adottare la geografia, che ha finalmente rinunciato alla presunzione utopica e irrealizzabile della verità, a favore di un semplice "Mi piace". Il corpo dei (nuovi) lavori qui presentati è “Essere non qui”. La scelta dell'ordine delle parole fa rallentare la lettura e trasformare un "non essere qui" in qualcosa di completamente diverso, perché può essere diviso in "essere" e "non qui", oltre che in "non essere" e "qui" In entrambi i casi, si concentra sul fatto di essere / non essere in un semplice riferimento di un luogo di astrazione. Inoltre, coinvolge il bisogno umano intrinseco di connettersi con la relazione interiore dell'anima con ciò che è intorno. In altre parole, esplora una nuova scoperta del sé.

ESSERE NON QUI

L’astrazione si espande attraverso un processo materiale ed unificatore. Paesaggi irraggiungibili e impenetrabili necessi- tano di essere vissuti con la forza dello straniamento. La realtà diventa per l’artista un processo di immaginazione carico di tensioni e poetica di matrice esistenziale.

Un desiderio di essere perplessi, di perdersi. Non fisicamente o chimicamente. Piuttosto perdersi in un'immagine, una scena, concentrandosi su un minuscolo dettaglio, alcuni pixel, e poi ingrandendolo, allungando questi pixel per riformare un'immagine, una nuova realtà apparentemente astratta, senza focus. una tela stesa sul cilindro di un grande tornio, stendendo la pittura ad olio a larghe chiazze, per poi applicare il pennello in un'unica passata lunghissima, che grazie al movimento meccanico del cilindro nel tempo amalgama l'intera superficie del dipinto e mi riporta alla sospetta condizione di non essere qui.

L'OGGETTIVITÀ DELLA SOGGETTIVITÀ

Per Mazzucconi il funzionamento dell’arte non è garantito dalla propria soggettività - che vediamo scomparire dietro una realizzazione “fredda”, e spesso ironica, come nella serie dell’”Informale visto dall’uomo e visto dal cane”, o di “Daltonico e analfabeta” - ma dalla trasformazione di questa stessa soggettività in oggettività di relazioni linguistiche.

[...] Queste relazioni [...] da casuali o individuali o sentimentali, diventano gangli di significato, per- chè la complessità del nostro sistema di relazioni “sicuramente” permette di legare elementi sorti e avvicinati solamente casualmente.

Marco Meneguzzo, ottobre 1989, Milano

IL MOVIMENTO DINAMICO DELLE SUPERFICI

L’azzeramento totale dell’esperienza artistica intrapresa da Castellani, Bonalumi e Manzoni è accompagnata in modo inconscio e inconsapevole da Marco Mazzucconi, il quale, a partire dalla metà degli anni ‘80, ha deciso di avviare intuitivamente un percorso di studio ed analisi delle infinite potenzialità fornite dall’estroflessione della tela.

L’utilizzo di cornici barocche, strutture di legno e più recentemente schiuma poliuretanica inserita dietro tele monocrome ha consentito all’artista di sbilanciare nuovamente il rapporto tra supporto e superficie e di creare nuovi e inediti effetti di luce ed ombre a seconda dell’inclinazione della sorgente luminosa.

SUPERFICI BIANCHE

«Il mio interesse verso il bianco è tangenziale. Lo sfioro senza ap- profondilo. Le tele bianche da pittore tese su cornici barocche, e più recentemente tese su telai dalla geometria sghemba sono opere che lasciano immaginare una storia diversa da quella che lo spunto originale potrebbe suggerire».

Marco Mazzucconi

CHANCE DI UN CAPOLAVORO

Una “chance” è una possibilità. Nelle “chances per capolavori” si danno i materiali per l’eventuale capolavoro (o anche soltanto per l’opera) e si sottintende una certa loro grezzezza che va elaborata mentalmente per accedere all’eventualità del capolavoro. Comunque questo rimane sempre una possibilità, mai una certezza.

( [...] in fondo una possibilità rimane nell’universo dell’ipotetico e forse dell’indeterminato, è un azzardo la sua presentazione, non la sua soluzione, che non esiste).

Marco Meneguzzo, ottobre 1989, Milano

 
 
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