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Biografia
Con il suo processo di catturare le rappresentazioni della realtà "come quadri", Arai trasforma le unità e le forme dell'uso della pittura stessa. I dipinti, creati facendo gocciolare la vernice da una siringa, si muovono avanti e indietro tra immagine e materia fisica a seconda della distanza da cui vengono osservati.
Masayuki Arai è nato nel 1984 nel Wisconsin, attualmente vive e lavora nella prefettura di Ibaraki, nella regione del Kanto, in Giappone. Ha completato il corso di Master in Belle Arti presso la Aichi Prefectural University of Fine Arts and Music nel 2011 e le sue opere sono state esposte alla Aichi Triennale 2013 e alla VOCA 2014. Il suo processo di lavoro ha sempre coinvolto la stampa e l'incollaggio di immagini raccolte da Internet su una tela, per poi espanderle in modo fantasioso. In questa mostra verranno presentati alcuni dei lavori più recenti di Arai.
Negli ultimi anni, Arai ha iniziato a staccare le fotografie incollate sulla tela, lasciando intatte le parti esterne immaginate e dipinte. Ripetendo questa azione, incollando nuove fotografie e poi disegnando ed estendendo le parti esterne, l'immagine diventa intricata e stratificata. Con il suo processo di catturare le rappresentazioni della realtà "come quadri", Arai trasforma le unità e le forme dell'uso della pittura stessa. I dipinti, creati facendo gocciolare la vernice da una siringa, si muovono avanti e indietro tra immagine e materia fisica a seconda della distanza da cui vengono osservati. Arai non parla molto delle fotografie utilizzate nelle sue opere. Lo spettatore è lasciato a immaginare come fossero le fotografie spogliate e da dove si sviluppino le scene rappresentate nei dipinti, senza mai conoscerne il punto di partenza. L'assenza delle fotografie che hanno costituito il punto di partenza dei dipinti e l'accumularsi delle rappresentazioni pittoriche che rimangono sulla tela ci ricordano la complessa relazione tra ciò che accumuliamo e condividiamo ogni giorno nel mondo reale, e allo stesso tempo ne evidenziano l'ambiguità.
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frammenti di una visione infinita
testo su masayuki araiDa secoli, arte figurativa e arte astratta sono state considerate due vie parallele, spesso contrapposte. Eppure, molti artisti hanno dimostrato quanto sia labile questa separazione. Masayuki Arai (1984, Giappone) si inserisce in questa posizione di confine.
Un’esperienza fondamentale nell’approdo di Arai alla sua tecnica così originale è sicuramente quella del gruppo Gutai. Fondato nel 1954 da Jirō Yoshihara, il Gutai portò una profonda rottura con l’arte tradizionale e l’astrattismo occidentale, dando vita a una nuova forma di astrazione dinamica, materica e performativa. L’arte divenne così un'esperienza fisica e vitale, dove la materia doveva esprimersi liberamente nel momento presente. Questa concezione del colore come sostanza attiva e generatrice di senso ha influenzato anche artisti successivi, tra cui Masayuki Arai, il cui lavoro, pur distinto per stile e metodo, conserva quella stessa intensità materica e apertura interpretativa.
Lo stile di Masayuki Arai, così singolare e affascinante, è il frutto di una serie di passaggi fondamentali che conducono a un risultato volutamente aperto all’interpretazione dell’osservatore. Negli ultimi anni, l’artista ha avviato una pratica tanto raffinata quanto concettualmente densa: dopo aver incollato delle fotografie sulla tela, procede col rimuoverle gradualmente, lasciando intatte le evoluzioni a margine, le estensioni immaginate e dipinte intorno all’immagine originaria. Questo gesto non è isolato, si inserisce in un processo ripetuto: nuove fotografie vengono applicate, solo per essere rimosse in seguito, mentre i contorni pittorici continuano ad essere ampliati e reinterpretati ogni volta. Il risultato è un'immagine stratificata, dove la realtà rappresentata si intreccia con l’invenzione pittorica, sfumando il confine tra documento e immaginazione.
Attraverso questa pratica, Masayuki Arai mette in discussione la natura stessa della pittura e del suo rapporto con la realtà visiva. Le sue opere nascono da un uso della materia pittorica atipico: la vernice viene fatta colare da una siringa, creando un effetto di densità che varia a seconda della distanza dell’osservatore. La modalità solo apparentemente spontanea con cui il colore viene applicato sulla tela, attraverso l’utilizzo della siringa, ricorda una nuova declinazione dell’action painting di Pollock. Entrambi gli artisti considerano il colore l’elemento principale di un’opera d’arte: a seconda della gestualità con cui l’artista vi si relaziona, ne scaturisce un risultato ogni volta diverso. Da qui la casualità derivante dalla potenza dei gesti dell’artista americano, e dall’altra parte, lo studio e la guida che Masayuki Arai prevede nel proprio approccio al colore. Inoltre, l'uso di vernice colata in strati irregolari crea una sorta di tridimensionalità nell'opera: le linee e i colori acquistano una profondità fisica che sfida la tradizionale percezione della pittura. Questo effetto materico non solo rende l'opera più tangibile, ma invita l'osservatore a interagire con essa da angolazioni diverse. La superficie della tela, trasformata in un paesaggio dinamico di materia, diventa un punto di incontro tra il visibile e l'invisibile, tra il riconoscibile e l’irriconoscibile.
La sua arte non si ferma alla superficie visibile, ma si espande in profondità, come se ogni opera fosse un frammento di un'immagine più vasta, incompleta e in continuo sviluppo. Questo effetto di estensione infinita non è solo un aspetto estetico, ma diventa una metafora della continuità della percezione e del pensiero umano, che non si limita mai a un unico momento, ma è in costante movimento, evoluzione e reinterpretazione. Le sue opere diventano così dei paesaggi immaginari che si diramano oltre il bordo della tela, coinvolgendo lo spettatore in un’esperienza che va al di là della semplice osservazione visiva. Così come il pensiero non si limita mai alla superficie, ma è costantemente in movimento, ricco di sfaccettature, idee contrastanti ed emozioni complesse, anche le sue opere riflettono questa fluidità.
Questa idea di dinamicità cognitiva ed emotiva è sottolineata dall'approccio stesso di Arai alla pittura, che non fissa l'immagine, ma lascia spazio all’imprevedibilità del gesto e della materia.
Da lontano, l’immagine appare compatta, quasi fotografica: alcune tracce visive lasciano affiorare un accenno di figurazione, suggerendo la presenza di un orizzonte. Questo elemento, mai reso in modo esplicito, si carica di significato se considerato alla luce dell’estetica giapponese, in cui l’orizzonte non rappresenta un confine stabile o definitivo, come spesso avviene nella tradizione occidentale, ma piuttosto una soglia mobile, aperta, che muta in base alla percezione, al tempo, alla luce. Nella visione giapponese, l’orizzonte è un luogo di sospensione e possibilità, dove si intrecciano visibile e invisibile, elementi centrali anche nella poetica di Arai.
Avvicinandosi all’opera, però, questa illusione si dissolve e lascia spazio alla materia grezza. In questo modo, l’artista capovolge le modalità tradizionali della pittura, trasformandola in un linguaggio che oscilla tra illusione e tangibilità.
Utilizzando un approccio cromatico che richiama certe logiche ottiche del Puntinismo e del Divisionismo, entrambi basati sull'uso di colori puri e sull'interpretazione della luce, Masayuki Arai rielabora queste suggestioni in chiave contemporanea, restituendo immagini che sono al tempo stesso concrete e sfuggenti, riconoscibili e ambigue.
Significativamente, Masayuki Arai non mostra le fotografie che utilizza. Non le descrive nemmeno a parole. Non offre indicazioni sul loro contenuto originario, né sulla loro provenienza. Questo silenzio obbliga lo spettatore a confrontarsi direttamente con l’opera: ci si trova davanti a tele che sembrano proseguire da immagini mai viste, da tracce visive ormai cancellate. L’assenza dei punti di partenza fotografici – rimossi, ma il cui vuoto continua a farsi sentire – contrasta con la persistenza delle forme dipinte, suggerendo una riflessione più ampia sul modo in cui archiviamo e condividiamo le immagini nella nostra quotidianità. L’assenza di riferimenti narrativi espliciti lascia allo spettatore il compito – e la libertà – di interpretare l’opera con la propria immaginazione. In questo modo, l’artista trasforma il pubblico in co-autore, attraverso un processo attivo di interpretazione, rendendo ogni visione un atto unico, personale, irripetibile. Il fruitore è spinto a fare i conti con ciò che vede, confrontandosi con le proprie esperienze visive, i ricordi e la memoria, sia personale che collettiva. Ogni opera diventa, quindi, una sorta di specchio psicologico che riflette non solo la realtà dell'artista, ma anche quella di chi guarda.
Le tracce lasciate sulla tela evocano sensazioni, esperienze passate e forse persino simboli nascosti, che si intrecciano con la propria storia personale o con quella dell'arte stessa. Questo rende ogni incontro con l’opera un'esperienza unica, dove la visione diventa una riflessione intima e profonda sulla memoria e sul modo in cui costruiamo la nostra percezione del mondo.
L’arte di Masayuki Arai è quindi un luogo mentale in cui ci si muove per intuizioni, memorie e ricordi.
In questa dialettica tra accumulo e cancellazione, tra visibile e invisibile, Masayuki Arai sottolinea l’ambiguità della memoria visiva contemporanea. Le sue opere diventano così metafore della complessità dell’esperienza, dove ciò che ricordiamo o crediamo di vedere è sempre parziale, stratificato, e inevitabilmente manipolato dal tempo e dal nostro sguardo.
- Carolina Fieramosca
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Mostre
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Opere
Masayuki Arai Giappone, 1984
like paintings #91, 2024Acrilico su lino, pannello ligneo120 × 190 × 6 cm, 23 kgFirmato e datato 2024 retroFurther images
Provenance
Studio dell'artista
4di 6BibliographyMasayuki Arai CV
Nato nel 1984 a Wisconsin (Japan).
MOSTRE
Mostre personali
2025
Like Paintings, Primo Marella Gallery, Lugano, Switzerland
2023
Like Paintings, Primo Marella Gallery, Lugano, Switzerland
2021
Like paintings, STANDING PINE, Aichi, Japan
2019
Warped horizon, STANDING PINE, Aichi, Japan
2016
Vanilla:, STANDING PINE, Aichi, Japan
2011
Picture picture, YEBISU ART LABO, Aichi, Japan
Mostre collettive
2024
Artissima, Torino, Italia
2023
Artissima, Torino, Italia
2021
'STUDIO KODAI vol.2' CAPSULE, Tokyo, Japan
2019
KIAF ART SEOUL 2019, COEX Hall A&B, Seoul, South Korea
ART BUSAN 2019 INTERNATIONAL ART FAIR, BEXCO, Busan, South Korea2018
ART021 SHANGHAI CONTEMPORARY ART FAIR, Shanghai Exhibition Center, Shanghai, Japan
2017
objet d`art on the way to the Future, Annex Ninigi, Kyoto, Japan
2016
INTERWOVEN, Nagoya Citizen`s Gallery Yada, Aichi, Japan
2015
Slice Pack, Gallery 16, Kyoto, Japan
On the Way to the Future, and Then : 11 Newcomers of Art, Craft and Design, Kyoto Institute of Technology, Kyoto, Japan
Spring Painting Art Show, STANDING PINE, Aichi, Japan2014
VOCA 2014 - The Vision of Contemporary Art -, The Ueno Royal Museum, Tokyo, Japan
Spring Painting Art Show, STANDING PINE, Aichi, Japan
Lagrangian Point, Gallery PARC, Kyoto, Japan2013 AICHI TRIENNALE 2013, Nayabashi Site, Aichi, Japan
Summer Drawing Show, Gallery Side 2, Tokyo, Japan
relational map, STANDING PINE, Aichi, Japan2012
UTSUSU - Copying and Shifting -, Aichi Prefectural Museum of Art (Gallery), Aichi, Japan
UTSUSU - Copying and Shifting -, florist_gallery N, Aichi, Japan2011
Dreaming the World (MEGI HOUSE 2011 vol.12), Kagawa, Japan
NovitàArt Fairs-
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